LA MOSTRA

Nel giugno del 1980, il ridotto del Teatro Comunale di Vittoria ospitò la mostra di molte opere del pittore vittoriese Giuseppe Mazzone voluta dall’ Amministrazione Comunale in ricorrenza del centenario della morte dell’artista. Per l’inaugurazione si invitò il critico prof. Franco Grasso a tenere una conferenza sulla pittura siciliana dell’ottocento. Franco Grasso, già insegnante del Liceo Artistico di Palermo, costituisce una delle maggiori personalità nel campo della storia dell’arte in Sicilia ed in particolare della pittura siciliana dell’ottocento. Basta scorrere una qualsiasi bibliografia dell’arte siciliana per notare le sue tante pubblicazioni sull’argomento e fra l’altro dirige da più di 15 anni l’autorevole rivista Kalòs. La pubblicazione di queste pagine è utile a comunicare il lavoro di ricerca fin qui fatto. Mi auguro che possa avere la funzione di stimolare e suggerire lavori di indagine e di studio sul pittore Mazzone, sulla cui figura c’è tanto ancora da mettere in luce. Inoltre tengo a sottolineare la mia sempre dichiarata disponibilità a fornire diapositive, notizie e quant’altro sull’argomento è in mio possesso dopo aver organizzato la suddetta mostra. Il conferenziere manifestò il suo disappunto per non aver potuto dedicare il giusto tempo allo studio delle opere e per aver constatato che il nostro Pittore non trovava il giusto spazio nei libri di storia, anche se pochi, della pittura siciliana dell’ottocento. Questo era dovuto al fatto che niente di quanto potesse essere utile a chi studia la storia dell’arte, cataloghi di mostre e biografie, era stato pubblicato prima del 1980 sul Mazzone. Durante le ricerche, necessarie per preparare la mostra e per stilare il catalogo, sono emersi molti dipinti prima non conosciuti o trascurati, altri si erano persi e si è saputo dell’esistenza della tesi di laurea della prof.a Garretto Sidoti La tesi, dal titolo: “ Vittoria, le Arti Figurative ed il Pittore Mazzone”, si rilevò particolarmente utile perché costituisce opera importante di catalogazione e valorizzazione del nostro patrimonio artistico, ma solo il dott. Mazzone ne possedeva una copia parziale, solo in seguito è stata pubblicata da Edizarino. La Professoressa, quando ci autorizzò ad inserire alcuni brani della parte riguardante il Mazzone nel catalogo, ci disse che nel ‘43 aveva avuto la possibilità di acquisire testimonianze dirette e di aver potuto esaminare parecchio materiale presso le famiglie dei parenti, ma era venuta a conoscenza che molti appunti e disegni erano andati precedentemente distrutti. Durante i lavori e le ricerche era stata sapientemente seguita dal prof. Maganuco che moltissimo stimava l’arte del nostro pittore, come dimostrano i suoi scritti. (Esercitazioni sull’arte siciliana, Catania ‘55)



TALEDDA

TALEDDA
Nell’800 era compito dei pittori più sensibili, avendo la possibilità di saper comunicare con un linguaggio semplice e comprensibile a tutti, trasmettere le idee di libertà e di unità. Dipinse, poco più che ventenne, nel ’60, la tela della Passione che copriva l'altare maggiore della basilica di San Giovanni durante il periodo pasquale. Solo qualche mese prima era avvenuto lo sbarco dei Mille a Marsala, ed il Mazzone colse l’occasione per riportare il ritratto di Garibaldi addirittura sulla tela che stava dipingendo ed accanto all’Eroe dei due Mondi, con chiaro intento di adesione alle sue idee, riportò il suo autoritratto. Altri figure presenti nel dipinto potrebbero corrispondere ad antichi filosofi o a personaggi storici del tempo.

BAMBINO PRODIGIO

Mazzone nacque con la passione della pittura e fu sicuramente un fanciullo prodigio tanto che, all'età di soli 12 anni, fu condotto a Noto per dare dimostrazione delle sue qualità artistiche in presenza del governatore della Sicilia: Filangieri, principe di Satriano. Durante una sola seduta eseguì il ritratto dell'alto funzionario e questi ne rimase talmente soddisfatto che gli attribuì una sussidio per tre anni allo scopo di frequentare, a Palermo, studi di pittura.

Quindi il ragazzo, tredicenne, si recò a Palermo nel 1852 e tre anni dopo, alla fine del corso, i professori dell'allora facoltà universitaria, espressero un giudizio particolarmente lusinghiero sui risultati da lui raggiunti aggiungendo: "nonostante la sua piccola età".

Il diploma dell’Università, in possesso dei familiari, porta le autorevoli firme di Salvatore Lo Forte per la pittura, di Nunzio Morello per la scultura e di Giambattista Filippo Basile per l’architettura.

Allora la scuola di pittura veniva inserita fra le facoltà universitarie ma, dopo l'Unità, venne trasformata in accademia.

VESPRO

VESPRO
La prof.a Tiziana Crivello scrive: “ Il pittore Giuseppe Mazzone, realizza più volte dipinti rappresentanti il Vespro “che era il tema più comune per dichiarare, in Sicilia, non solo l’opposizione ai Borboni ma anche un desiderio di libertà e di repubblica”. Un dipinto, presso collezione privata, presenta una visione scenografica, che tende a sottolineare il carattere popolare della rivolta, come si nota nella scena in primo piano con il cavaliere che sguaina la spada, mentre l’uomo del popolo sta per colpirlo con un bastone. La donna oltraggiata ed il marito stanno invece quasi sullo sfondo, seminascosti da un altro gruppo di combattenti. Inseriti in un limpido paesaggio i personaggi sono portatori di un messaggio che è tutto racchiuso in quel braccio alzato dell’uomo che stringe a sé la donna e forse non a caso gli abiti delle figure a lui vicine ripetono quelli del tricolore.

TRANSITO DELLA VERGINE

TRANSITO DELLA VERGINE

MERITI RICONOSCIUTI

Come si diceva, Maganuco apprezzò molto la pittura del Mazzone e lo definì: altissimo disegnatore, per nulla tenebroso anzi sfavillante nel colore e variatissimo nei toni (Maganuco: op. cit.). Il professore, quando veniva a Vittoria, non mancava di andare a San. Giovanni per estasiasi davanti al Transito della Vergine che riteneva il capolavoro del Conterraneo.

Da parte sua Grasso, anche se si riservava un giudizio sul fatto che alcuni quadri risultano vivaci nei toni, dava atto al Mazzone di aver assimilato la lezione verista del maestro Lo Forte, principalmente nei ritratti ed anche nelle opere sacre. Questo è tanto se consideriamo che il meglio della pittura siciliana di quel periodo apre la via dell’indagine naturalistica e verista che i letterati siciliani, dal Verga a Pirandello, percorreranno dopo parecchi anni guadagnando tanto successo anche al di fuori della Penisola.

Infatti a nessuno sfugge, guardando le sue opere, che il Mazzone non attua una pittura gelidamente ideale ma cerca modelli fra amici e familiari per dare vita ed autenticità ai suoi personaggi. Se osserviamo nel dettaglio molte sue opere, rileviamo spesso casalinghe atmosfere e tanta attenzione ai particolari anatomici: espressioni reali, volti veri e calde mani. Perché, da autentico verista, parte dalla realtà di ogni giorno per trasfigurarla in un messaggio elegante nella forma e nel colore. Questo, sommato alla padronanza della tecnica, è sicuramente il suo grande merito.

lunedì 7 ottobre 2013